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Obiettivi della Terapia Dimagrante

riduzione di massa e restituzione della tonicità muscolare

Terapia dimagrante, il progredire verso l’obiettivo preposto.

Chi è in sovrappeso va sempre trattato. Quel che conta è far capire al paziente che gli obiettivi e le strategie per ottenere una riduzione del peso non sono generalizzabili, ma devo essere calibrati caso per caso in modo personalizzato e differente da quelli di qualunque altro paziente. Molto spesso correzioni nutrizionali anche di modesta entità sono sufficienti per riportare nei limiti esami del sangue alterati o pressioni arteriose di poco sopra la norma.

È infatti dimostrata una pronta riduzione del tessuto adiposo viscerale —quello maggiormente responsabile dei rischi connessi con il sovrappeso— già nella prima fase di restrizione calorica, accompagnata poi da un miglioramento della situazione metabolica i cui benefici possono essere di gran lunga superiori a quelli ottenibili con qualsiasi farmaco ipolipemizzante. Nello stesso tempo la perdita di peso soddisfa anche dal punto di vista estetico e motiva il paziente a non abbandonare le buone abitudini acquisite.

Poiché sovrappeso e obesità sono provocati prevalentemente da un bilancio positivo tra l’energia in entrata, assunta sotto forma di alimenti e l’energia in uscita, spesa sotto forma di metabolismo e lavoro, nei soggetti in sovrappeso od obesi bisogna agire proprio su questo rapporto, cercando di renderlo negativo, sia riducendo l’introduzione di calorie attraverso una dietoterapia ipocalorica, sia aumentando il consumo energetico, mediante l’esercizio fisico e motorio.

In questo modo l’energia che serve all’organismo verrà attinta dalle riserve immagazzinate nel tessuto adiposo. La capacità dell’organismo umano di mobilizzare i grassi dal tessuto adiposo non supera tuttavia 1–1,5 kg per settimana. Cali ponderali maggiori sono quindi legati, soprattutto nelle prime settimane di dieta, a perdite pericolose al di fuori del tessuto adiposo ed in particolare nella massa magra, costituita da liquidi e tessuto muscolare.

Una volta infatti cominciato il regime ipocalorico l’organismo, dopo aver esaurito la piccola scorta energetica immagazzinata sotto forma di glicogeno —zucchero presente soprattutto nel fegato e nei muscoli che fornisce circa 1500 calorie— comincia a utilizzare le ben piú ampie riserve energetiche depositate nel tessuto adiposo sotto forma di trigliceridi, in grado di dargli 7000 calorie per kg.

Quindi un apporto calorico deficitario protratto per non piú di sei mesi, pari ad un massimo di circa 1000 calorie al giorno, determina una perdita di adipe valutabile intorno a 1 kg per settimana (1000 calorie al giorno × 7 giorni = 7000 calorie = 1 kg di tessuto adiposo).

Poiché questo dato coincide all’incirca con la velocità massima di mobilizzazione dei grassi di cui è capace l’organismo, un deficit calorico maggiore alle 1000 calorie al giorno è non solo inutile, perché non aumenta il consumo di grassi, ma è anche dannoso, perché provoca da parte dell’organismo la ricerca di fonti energetiche alternative, come ad esempio le masse muscolari.

Ovviamente, una riduzione piú modesta, attorno alle 500 calorie al giorno, determina una perdita di adipe valutabile intorno a mezzo kg per settimana. A seconda quindi delle esigenze individuali e dell’obiettivo prefissato, il fabbisogno, a partire dal quale si calcolano le calorie da fornire con la dieta, viene stabilito sommando il dispendio energetico minimo necessario alla sopravvivenza dell’organismo, conosciuto come metabolismo basale, con il dispendio energetico legato al tipo di lavoro e all’attività fisica. Piú semplicemente, un metodo pratico può essere quello di calcolare una dieta diminuita del dieci per cento delle calorie necessarie al metabolismo basale.


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