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Prevenzione dell’AIDS nel rapporto sessuale

recenti considerazioni con particolare attenzione al mondo femminile

Antonio Canova, Amore e Psiche (), dettaglio dei volti dei due personaggi mitologici (Parigi, Musée du Louvre).

Dopo la pubblicazione del mio video sulla prevenzione dell’AIDS nel rapporto sessuale ho ricevuto numerose mail che hanno riportato alcune osservazioni pertinenti. Devo dire innanzitutto che il copione del mio video è stato scritto alla fine degli anni ottanta, anche se poi la vincita del Grand Prix al Medikinale International Parma, che era allora l’Oscar del Film Scientifico, risale al 1991 come ho premesso nella mia presentazione.

Quindi molti dei concetti espressi su valutazioni e statistiche risalgono a quel tempo e sono stati poi sicuramente superati dai dati piú recenti, sui quali confesso di non essermi tenuto al corrente, sia perché non sono né un infettivologo né un esperto di AIDS, sia per il frequente disappunto provocatomi dalla scarsa propensione alla cultura della prevenzione ed i ridicoli tabú ancora esistenti nelle Istituzioni, che poco fanno da sempre in questo campo.

Accetto pertanto volentieri il contraddittorio e mi scuso fin d’ora se alcune informazioni risalenti a quegli anni oggi non possono essere condivise. Tuttavia le spiegazioni scientifiche offerte dal video sul meccanismo d’infezione durante il rapporto sessuale, rimangono attuali ed alla portata di tutti, come ogni medico può confermare. Lo stesso si può affermare su ciò che oggi si continua a sapere sulla protezione offerta dal corretto uso del profilattico.

In virtú di queste considerazioni ho deciso pertanto di non lasciare il video nel cassetto, ma di caricarlo su youtube a disposizione soprattutto dei giovani.

Poiché inoltre alcune mail hanno riguardato domande e considerazioni sul rischio d’infezione nei rapporti anali, desidero affrontare anche con voi questo argomento, come ho già fatto con i miei interlocutori epistolari, in modo che tutti possano farne tesoro.

Premesso che l’alta incidenza di casi nella trasmissione di AIDS per via sessuale ha riguardato sin dall’inizio principalmente il rapporto anale omosessuale passivo e che questa tragica evenienza ha stimolato una benefica reazione proprio nel mondo omosessuale con la promozione in modo molto capillare di una seria cultura della prevenzione basata principalmente sull’uso obbligatorio del profilattico, bisogna dire chiaramente che sulla stessa modalità d’infezione non è stato fatta un’uguale opera di informazione nel mondo femminile.

Già allora nello scrivere il copione del mio video mi ero posto l’interrogativo di come affrontare tale argomento nonostante la sua delicatezza, in modo da offrire non solo delle informazioni scientifiche convincenti, ma soprattutto in grado di aiutare ogni donna a proteggersi. Tuttavia la difficoltà di una trattazione esauriente, per quegli anni piuttosto difficile da proporre, mi convinsero ad affrontare l’argomento in modo generico e non approfondito come credo invece sia ormai maturo fare oggi.

Pertanto senza volere assolutamente esprimere alcun giudizio etico sul rapporto anale, qui voglio semplicemente far conoscere quelle informazioni mediche ed igieniche che a suo tempo ho tralasciato.

Se qualcuno di voi avesse avuto l’opportunità di seguire magari solo per motivi professionali o sociali l’evoluzione della pornografia in questi ultimi trent’anni si sarebbe reso conto che mentre un tempo il rapporto anale tra uomo e donna costituiva una rarità, con il passare degli anni esso è invece diventato prevalente, offrendo cosí ai molti cultori della materia un motivo di ulteriore imitazione.

In piú per esigenze di copione e per maggiore realismo, come è stato piú volte affermato dagli stessi protagonisti, nella maggior parte dei casi questo tipo di rapporto ha volutamente abolito l’uso del profilattico offrendo un pessimo esempio abbondantemente amplificato dal mezzo televisivo prima e da internet poi.

Da qui la preoccupazione di valutarne i rischi proprio alla luce di ciò che gli studi sull’AIDS hanno insegnato dal punto di vista della prevenzione.

Innanzitutto sul meccanismo di infezione.

Secondo alcuni studiosi la facilità di trasmissione del virus dell’AIDS nei soggetti passivi di entrambi i sessi, è legata solo in minima parte alle piccole ferite superficiali che possono formarsi durante la penetrazione, ferite che tuttavia sono limitate dallo sviluppo nella zona anale di quella condizione abitudinaria che noi medici chiamiamo adusamento al coito, oppure che possono essere prevenute da un’accurata lubrificazione. Pare piuttosto che l’infezione sia dovuta soprattutto alla presenza lungo la mucosa anale e rettale di stazioni linfatiche verso cui il virus ha un tropismo positivo. Ciò significa che lo sperma infetto del soggetto attivo sieropositivo espone il soggetto passivo sano ad un rischio d’infezione che equivale a quello di una trasfusione di sangue e quindi altissimo.

In questi casi, come è facilmente intuibile, solo il corretto impiego del profilattico può offrire una valida protezione, ma mentre il mondo omosessuale ha fatto di ciò una bandiera, altrettanto non è avvenuto nel mondo femminile che pratica questo tipo di rapporto senza prendere alcuna precauzione per vari motivi.

Innanzitutto per ignoranza, perché fin dalla notte dei tempi il rapporto anale è stato considerato un facile mezzo per il controllo delle nascite o magari per il mantenimento della verginità. Poi per una forma di violenza anche psicologica che spesso costringe la donna a subire rapporti non consenzienti. Infine una certa predisposizione anatomica che può rendere il rapporto anale piacevole quanto quello vaginale. Questo soprattutto quando l’utero è retroverso o retroflesso e si appoggia sull’ampolla rettale ricevendo piú facilmente le stimolazioni provocate dal movimento e dallo sfregamento del pene.

Al di là comunque di quelle che possono essere le ragioni che portano un uomo o una donna a praticare il sesso anale, esiste sempre l’esigenza da parte della donna di imporre, soprattutto in questa occasione, l’uso del profilattico come avviene già da tempo nel mondo omosessuale, quando non si conosce il proprio partner o quando si dubita di quello abituale, quando si sospetta una sua sieropositività o un’infezione sessuale legata a comportamenti a rischio. La stessa iniziativa dovrebbe essere presa consapevolmente e coscientemente dall’uomo per una forma di rispetto nei confronti della salute della donna particolarmente quando si abbiano dei dubbi sui propri comportamenti.

È inoltre importante ricordare, sempre per la donna, di non passare mai da un rapporto anale, protetto o meno, ad uno vaginale visto che la salute della vagina è affidata al suo perfetto equilibrio microbico e che tale equilibrio non deve essere alterato con l’apporto di materiale fecale.

Il non rendersi conto di tali esigenze può esporre non tanto al rischio dell’AIDS o a quello delle malattie a trasmissione sessuale che, comunque se anche curabili, possono spesso diventare causa di sterilità, ma a piú semplici vaginiti molte volte ribelli e di difficile trattamento.

Le stesse precauzioni nell’uso del profilattico devono valere anche per l’uomo. Nonostante in un rapporto anale non protetto con un soggetto sieropositivo passivo maschio o femmina, il rischio di contrarre l’AIDS per il maschio attivo sano sia minore rispetto alla situazione contraria, per le caratteristiche cutanee del pene che lo espone meno facilmente all’infezione, esiste comunque il rischio di contrarre delle prostatiti molto fastidiose legate alla facile aspirazione nell’uretra di materiale fecale, prostatiti che obbligano poi al consumo di antibiotici per mesi.

Insomma un panorama piuttosto scoraggiante dal punto di vista comportamentale che, per quanto mi riguarda, ho cercato di illustrare da tecnico.

Come sottolineo altrove nel mio sito, l’attività sessuale è la miglior forma di antiaging oggi disponibile. È giusto quindi praticarla senza limitazioni e senza remore, ma tenendo sempre presenti le informazioni mediche e le conoscenze igieniche necessarie per goderne appieno ed il piú a lungo possibile senza alcuna conseguenza per noi stessi e per gli altri.


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