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Meccanica Dietetica

qualche spiegazione sui meccanismi biologici delle diete

Aminoacidi a catena ramificata o BCAA, dall’inglese Branched-chain amino acid, nella loro rappresentazione tridimensionale, da sinistra: leucina, isoleucina e valina, questi tre aminoacidi costituiscono circa il 35% di quelli essenziali nelle proteine muscolari ed il 40% di quelli necessari alla sopravvivenza dei mammiferi.

La miglior dieta è indubbiamente quella che fa mangiare meno, ma i lavori scientifici effettuati con diete ipocaloriche ne hanno decretato il fallimento quasi totale. Di fatto solo pazienti con meno di 10 kg da perdere hanno qualche speranza di successo e tuttavia, anche in questi casi, una dieta ipocalorica, per quando ben equilibrata, rimane la piú dura, la piú difficile e la piú penosa da fare perché non toglie la fame. Gli abbandoni sono quindi molto facili. In più, tale tipo di dieta è troppo lungo da seguire. Una perdita di 500 grammi la settimana è infatti un fattore demotivante per un paziente che ha un sovrappeso di oltre 10 kg.

Un’alternativa a questo tipo di dieta potrebbe quindi essere il digiuno assoluto con la sola assunzione d’acqua a volontà. Questo regime tuttavia porta in breve tempo ad una perdita di massa magra, la parte dell’organismo metabolicamente piú attiva, superiore a quella della massa grassa che si vuole eliminare. Dopo dieci giorni di digiuno il paziente si ritrova, infatti, con circa due chili di tessuto muscolare in meno, soprattutto a livello dei muscoli striati che comprendono, tra l’altro, un muscolo importantissimo come il cuore. Da qui gli altissimi rischi connessi.

Per tali ragioni, già in passato, si è cominciata a studiare la possibilità di trovare una dieta che consentisse di dimagrire e nello stesso tempo minimizzasse la perdita di massa magra.

Il primo ad arrivare a quest’obiettivo è stato il professor George L. Blackburn nel , il medico americano che somministrando ai propri pazienti a digiuno una certa quantità di aminoacidi privi di carboidrati ha inventato quella che verrà in seguito chiamata dieta dieta aminoacidica. 1 Va detto subito comunque che anche la dieta aminoacidica è una dieta fortemente ipocalorica. Essa infatti ha meno di 400 calorie per cui conserva molte affinità fisiologiche con il digiuno.

Per capire quindi cosa succede nella dieta aminoacidica è importante sapere prima cosa succede nel digiuno, facendo tuttavia le ovvie distinzioni. Nel digiuno, soprattutto se oltre il mese, vi è, come abbiamo visto, il grande problema della riduzione della massa magra e quindi della quota aminoacidica dell’organismo con tutti i risvolti pericolosi che questo comporta. Nonostante ciò se il paziente beve e introduce sali minerali la sua sopravvivenza può durare a lungo. Va ricordato, infatti, che 10 kg di grasso forniscono 70.000 calorie. La perdita di massa magra porta comunque stanchezza, astenia e dimagrimento nelle parti piú visibili come ad esempio il viso, dove la massa magra viene colpita prima di altre zone. Inoltre se chi digiuna è donna, il seno diventa cadente, compaiono smagliature, rughe e cosí via, proprio a causa della perdita di proteine.

Nel digiuno inoltre il paziente non introduce glucosio. Tuttavia il cervello deve nutrirsi di glucosio. Il cervello, infatti, ha bisogno di 150 gr. di glucosio al giorno. Pertanto se non s’introduce glucosio con l’alimentazione, l’organismo deve attivare forzatamente delle vie metaboliche alternative per trovare il glucosio necessario al cervello (gluconeogenesi). Il principio di utilizzo di queste vie metaboliche alternative è anche quello che, come vedremo, viene sfruttato nella dieta aminoacidica.

All’inizio del digiuno, il reperimento di glucosio, accompagnato dall’abbassamento dell’insulina e dall’innalzamento del glucagone, suo ormone antagonista, avviene con l’attivazione della glicogenolisi, che consente di utilizzare la scorta strategica dei 400 gr di glucosio immagazzinati sotto forma di glicogeno nei muscoli e nel fegato. La glicogenolisi tuttavia può fornire solo 1600 calorie circa. Passate quindi alcune ore ed esaurita la glicogenolisi, l’organismo si ritrova a corto di glucosio. Cosí per soddisfare le esigenze del cervello, all’organismo non resta che trasformare le proteine in glucosio.

Le proteine sono contenute per la gran parte nel tessuto muscolare che costituisce anche la gran parte della massa magra. Pertanto, una volta attivato questo processo che viene chiamato gluconeogenesi, cioè formazione ex novo di glucosio, comincia anche il consumo dei muscoli e di conseguenza tutti i problemi legati al consumo della massa magra. Nella prima fase del digiuno, l’organismo segue dunque la strada della trasformazione delle proteine in glucosio e solo successivamente si rivolge anche al consumo dei grassi. È infatti molto piú facile trasformare in glucosio le proteine che non i grassi. La lipolisi, o demolizione dei grassi dalle cellule adipose con la conseguente trasformazione in glucosio, è infatti un processo piú complicato alla fine del quale si ha la formazione dei cosiddetti corpi chetonici che, come vedremo, hanno un ruolo importantissimo durante il digiuno. La lipolisi si attiva quando, in mancanza di glucosio, l’insulina, che abitualmente stimola l’immagazzinamento dei grassi nelle cellule del tessuto adiposo facendo entrare lo zucchero nella cellula e trasformandolo in grasso, si abbassa —questo meccanismo di abbassamento dell’insulina è secondo Blackburn l’elemento vincente della sua dieta— e fa aumentare il livello del glucagone e del gh, che stimolano invece la liberazione dei grassi.

Una volta attivata, la lipolisi si conclude, come abbiamo detto, con la formazione dei corpi chetonici la cui presenza nell’organismo è la conseguenza fisiologica proprio della mancanza di glucosio. In questa situazione, infatti, i grassi che sono bruciati per produrre energia, vengono bruciati in modo incompleto. L’acetil–CoA, che è il prodotto finale della combustione attivata con la lipolisi, non trova, infatti, sufficiente ossalacetato, prodotto derivato invece dalla glicogenolisi, per entrare insieme nel ciclo di Krebs, il piú efficiente e completo processo biochimico da cui l’organismo ricava energia per la sua sopravvivenza.

Le molecole di acetil–CoA che si formano in eccesso per la forzata lipolisi e che non riescono ad entrare nel ciclo di Krebs per la mancanza di glucosio, si uniscono quindi insieme e formano i corpi chetonici. Significativamente i corpi chetonici vengono prodotti in una quantità di circa 150 gr al giorno, la stessa quantità di glucosio che serve al cervello in condizioni normali. Ai fini della sopravvivenza pertanto, la formazione di corpi chetonici assume un aspetto altamente positivo. Essi diventano infatti l’unica fonte di energia per il cervello e gli consentono di funzionare bene anche quando il glucosio non è piú disponibile, sia per un lungo digiuno, sia per un’insufficiente introduzione alimentare come succedeva in passato durante i periodi di carestia. In piú i corpi chetonici consentono all’organismo di adattarsi meglio a questa nuova situazione. Essi infatti hanno un effetto anoressizzante ed euforizzante. Ecco spiegato perché in molti casi chi digiuna non ha fame ed è ottimista.

Questa situazione tuttavia non è una condizione ottimale per l’organismo ed il prezzo da pagare, oltre alla perdita della massa magra, può diventare molto caro. Per essere eliminati i corpi chetonici richiedono, infatti, una grossa diuresi e questo comporta una notevole perdita di sali minerali, come sodio, potassio e calcio che devono essere assolutamente reintegrati, pena il rischio di gravi aritmie cardiache. I reni quindi subiscono un notevole sovraccarico e devono funzionare bene, in piú i corpi chetonici, che per loro natura sono sostanze acide, possono indurre il rischio di un’acidosi che va anch’essa adeguatamente compensata. La dieta aminoacidica non è quindi per tutti, si vedano a questo proposito le avvertenze alla fine dell’articolo.

Ma continuiamo il nostro discorso e vediamo ora quali sono le affinità della dieta aminoacidica con il digiuno e qual è il modo per evitare il consumo della massa magra.

Nella dieta aminoacidica si ha, come nel digiuno, la diminuzione del glucosio nel sangue e di conseguenza un’attivazione forzata del consumo dei grassi presenti nelle cellule adipose e la produzione di corpi chetonici. Tuttavia, a differenza del digiuno assoluto, nella dieta aminoacidica viene bloccato il consumo di massa magra con la somministrazione controllata e personalizzata di adeguate quantità di proteine ad alto valore biologico in grado di compensare quegli aminoacidi che l’organismo andrebbe a prendersi dai muscoli per trasformarli in glucosio.


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